Esame clinico del puledro neonato

Materiale didattico: Prof.ssa Carolina Castagnetti
Video: Dott.ssa Silvia Sabattini

 

Esame clinico del puledro neonato

L’esame clinico del neonato deve essere eseguito abbastanza velocemente. Prima di tutto perché è importante identificare precocemente la necessità di un intervento terapeutico, quindi per non stressare eccessivamente sia il neonato che la fattrice. Dopo la raccolta del segnalamento (specie, razza, sesso, età in ore) e dell’anamnesi (data di copertura, notizie relative alla fattrice, alla gravidanza, al parto e alla placenta, prime ore di vita - assunzione del colostro, espulsione del meconio, prima minzione, cure materne ecc. -, inizio di eventuali sintomi, terapie eseguite), è molto importante osservare il comportamento spontaneo di madre e/o neonato prima del contenimento. È possibile così valutare per esempio lo stato della mammella e l’attitudine materna, l’appetito del neonato e il riflesso di suzione (tracce di latte sul muso del puledro possono indicare che l’alimentazione non avviene correttamente), la vitalità, l’andatura, i caratteri del respiro e la frequenza respiratoria a riposo (una volta contenuto può aumentare significativamente), la presenza di distensione addominale, le caratteristiche delle feci, la minzione (in genere dopo ogni poppata) ed è possibile individuare eventuali segni di prematurità (pelo corto e setoso, dimensioni ridotte, ptosi dei padiglioni auricolari, lassità tendinea). Durante la visita il puledro deve essere contenuto correttamente, assicurando alla fattrice il contatto visivo e olfattivo.
È consigliabile indossare i guanti o almeno lavare le mani con un sapone antisettico prima e dopo la visita.
È importante valutare il peso esatto del puledro con una bilancia. Quindi si procede velocemente all’EOG e all’EOP dei singoli apparati, con particolare riferimento all’apparato cardiocircolatorio (aspetto delle mucose, TRC, temperatura delle estremità, polso periferico, itto, auscultazione cardiaca), respiratorio (caratteri del respiro, palpazione delle coste, auscultazione) e digerente (ispezione, palpazione e auscultazione). Rispetto all’adulto, nel neonato è molto importante individuare precocemente stati di sofferenza respiratoria, ipoglicemia, ipotermia. Particolare attenzione andrà volta alla valutazione dell’ombelico e dei fondi ciechi articolari, oltre ovviamente alle grandi funzioni organiche. Quando indicato, il neonato viene sottoposto a prelievo ematico giugulare per la valutazione rapida della glicemia, della lattatemia, della concentrazione sierica/plasmatica di IgG, per l’esecuzione dell’emocoltura, dell’emogasanalisi (possibilmente arteriosa), del profilo biochimico e dell’esame emocromocitometrico. Nel puledro a rischio viene valutato anche il peso specifico delle urine con refrattometro e, in caso di incapacità di mantenere la stazione, la pressione arteriosa media (MAP, v. video monitoraggio del neonato critico). In relazione ai sintomi presenti, può essere eseguito un esame ecografico dell’addome e/o del torace o prelevato materiale biologico per l’esecuzione di altre colture (urina, feci, liquido sinoviale).
Come illustrato a lezione, l’esame clinico del neonato critico (per es. puledro che non si alimenta da alcune ore, evidentemente depresso, spesso ipotermico, puledro che non mantiene la stazione, ecc.) prevede la valutazione immediata dei parametri vitali (stato del sensorio, caratteri del respiro, MAP, output urinario e peso specifico delle urine, TPR, aspetto delle mucose, TRC, temperatura delle estremità, polso periferico). In base a questi è possibile individuare per esempio eventuali segni di sofferenza respiratoria e/o di shock ipovolemico o disidratazione grave, che richiedono un immediato intervento terapeutico (supporto respiratorio e/o fluidoterapia).
Il puledro del video è perfettamente sano.

 

Prelievo ematico per emocoltura


Materiali e apparecchiature

Materiali per l'allestimento di una emocoltura

1. guanti sterili; 2. garze sterili; 3. alcool iodato; 4. terreno di coltura; 5. siringa; 6. ago.


Procedura

L’emocoltura con relativo antibiogramma è indicata in quasi tutti i neonati affetti da patologia neonatale. L’esito dell’emocoltura è ovviamente fondamentale per la diagnosi e la terapia del puledro setticemico. Spesso, infatti, risulta difficile individuare un puledro setticemico solo dall’esame clinico. Il prelievo è da eseguirsi in condizioni assolutamente asettiche e possibilmente prima dell’inizio della terapia antibiotica.
Prima di tutto, viene eseguita una accurata tricotomia della zona in cui verrà eseguito il prelievo. Quindi il flacone del terreno di coltura viene aperto e, utilizzando guanti sterili, viene applicata una garza sterile imbevuta di alcool iodato sul tappo perforabile del falcone. Sempre utilizzando guanti sterili, un’altra garza viene applicata sul sito di prelievo e lasciata in situ per almeno 50 secondi. Viene quindi eseguito un prelievo di 10 ml di sangue. Dopo il prelievo, l’ago della siringa deve essere sostituito per introdurre i 10 ml nel flacone. Successivamente, in laboratorio verrà introdotto l’indicatore all’interno del flacone che sarà quindi incubato in termostato a 37°C.

 

Prelievo ematico per emogasanalisi

L’emogasanalisi può essere eseguita su sangue venoso o arterioso. L’emogasanalisivenosa non fornisce indicazioni attendibili sulla funzionalità respiratoria, ma può essere utilizzata per valutare il pH dell’animale e per avere almeno un’indicazione di massima, in quanto la pCO2 venosa è in genere solo 3-6 mmHg più alta rispetto a quella arteriosa. Inoltre gli strumenti normalmente utilizzati misurano anche gli elettroliti. L’emogasanalisiarteriosa invece è fondamentale per valutare la gravità delle disfunzioni respiratorie, il tipo di terapia indicata e la risposta alla terapia.
Per prelevare sangue arterioso, si utilizza normalmente l’arteriagrande metatarsale, poiché a questo livello la vena è molto piccola e il rischio di prelevare sangue venoso è basso. Anche l’arteriabrachiale sulla faccia mediale della regione del gomito può essere utilizzata, anche se il rischio di prelevare sangue venoso è più alto. Questa arteria è molto utile in caso di puledri ipotesi e con ipoperfusione periferica che possono avere una paO2 più bassa a livello della arteria metatarsale. L’arteria carotide viene solitamente evitata perché è facile la formazione di ematomi. Infine possono essere utilizzate anche l’arteria facciale e quella femorale.
Prima di procedere, bisogna misurare la temperatura corporea dell’animale, tricotomizzare l’area e iniettare sottocute una piccola quantità di lidocaina al 2%, per facilitare il prelievo con siringa e ago (25 G) eparinizzati (aspirando ed eliminando una piccola quantità di eparina). Quindi si procede inserendo l’ago prima sottocute e quindi nell’arteria. Dopo che il sangue ha riempito il cono dell’ago, si attacca la siringa e si aspira lentamente, per evitare l’ingresso di aria nel campione. Dopo il prelievo, si elimina l’aria e si chiude velocemente con il copriago. È necessario inoltre esercitare una lieve pressione sull’arteria per 1-2 minuti per evitare la formazione di ematomi. L’esame deve essere eseguito il più presto possibile, anche se, mantenendo la siringa in ghiaccio, i valori rimangono costanti fino a 30 minuti (per campioni da 1 ml) o 2 ore (per campioni da 3 ml). A temperatura ambiente il metabolismo degli eritrociti causa infatti un calo del pH e della paO2 e un aumento della paCO2.

Valori di riferimento (media ± DS) per l’emogasanalisi arteriosa nel puledro.

Parametro 1 ora  12 ore 48 ore 7 giorni
pH 7.362 ± 0.013 7.357 ± 0.024 7.396 ± 0.008 7.374 ± 0.014
paCO2 mmHg 47,3 ± 2,2 44,3 ± 1,2 46,1 ± 1,1 46,7 ± 1,1
paO2 mmHg 60,9 ± 2,7 73,5 ± 3,0 74,9 ± 3,3 86,9 ± 2,2
HCOmEq/l 25,3 ± 1,0 23,2 ± 1,3 25,7 ± 0,6 25,6 ± 0,8

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